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a due mesi dalla scomparsa di Elia Fappani Scardelletti
Il ricordo di Enrico Angelani, ex presidente dell'Upe di Monterotondo e amico di Elia Fappani Scardelletti venuta a mancare il 14 gennaio 2017, grande figura di donna intelligente e battagliera.
"Voglio iniziare a parlare di Elia da quando si è interrotto il dialogo reale con lei e lei stessa ha iniziato quello virtuale o, meglio, spirituale, cioè dal suo manifesto funebre che ringrazia in prima persona tutti coloro che le hanno voluto bene (parenti, amici e, anche i tre cani). Leggiamo integramente la originale e inusitata formulazione, da lei stessa dettata alla figlia Giorgina, per carpirne il significato e lo spirito. (leggere). Allora in questa dialogo spirituale io, prima come amico, voglio ringraziare a mia volta Elia per quanto di positivo lei ha fatto me.
Ho conosciuto Elia oltre 70 anni fa, in pieno periodo postbellico. Veniva da Brescia, città natale del padre. Era da tutti noi considerata una ragazza straordinaria, vivace e “rivoluzionaria” per le sue idee e per il suo anticonformismo. Insomma un bell’esempio di emancipazione. Era bravissima ad organizzare nella sua casa di Monterotondo, in Viale Mazzini, delle serate memorabili, che sono vive nel mio ricordo ancora oggi. Di questo sentimento ne sono testimoni le mie cugine, Lucilla (sua coetanea) molto amica di Elia e Zena (legata molto alla sorella di Elia, Giorgina). Io ero il più giovane, per loro un munellu e mi accodavo a loro per partecipare a tutte quelle belle feste. Ricordo, ancora, che l’aspettativa di partecipare a quelle serate, mi prendeva a tal punto che l’attesa del tradizionale cenone natalizi (molto sentita per quei tempi di scarsa alimentazione) era meno forte del desiderio di sbrigarci per andare a casa di Elia. La combine data dalla gradevole ospitalità della simpaticissima padrona di casa, Vladimira madre di Elia, dalla verve della scoppiettante Elia e, soprattutto, dalle animazioni con gag e con giochi di società ideate da Osvaldo ( già da allora fidanzato di Elia), sono divenute per me ricordi indelebili. Erano un coppia perfettamente affiatata. Da più grande, confesso che mi sono rivenduto con successo, in ogni circostanza anche fuori dal contesto monterotondese, quelle gag e le originali barzellette imparate da quelle feste. Ancora ne ricordo alcune.
Un altro vicenda indelebile nei ricordi è quella legata ad un campeggio. Era l’estate del 1956, quando Elia ci invitò a partecipare ad un campeggio a Monte Gennaro organizzato con i suoi parenti di Guidonia. Per quasi tutti noi questa esperienza costituiva la prima vacanza fuori le mura di Monterotondo. Le tende erano, naturalmente, quelle militari riciclate. Il luogo era nel pendio che sovrasta una fonte (Fonte Campitelli) di Monte Gennaro. Osvaldo con Elia e i suoi parenti di Guidonia erano già sul posto da qualche giorno. Io, mio fratello Paolo, Enrico Bomba, Luciano Moreschi, Mimmo Brandizzi e Mauro Romani, li raggiungemmo (affardellati come muli) a tarda sera dopo una salita di oltre tre ore. Quasi al buio, piantammo la nostra tenda sopra un terreno un po’ morbido, ma comodo per piantare i paletti. Per materassi un po’ di felci. Nottata insonne. Al mattino seguente Osvaldo venne da noi tutto preoccupato per dirci che eravamo stati un disastro, perché in quel silenzio notturno della montagna i nostri sghignazzamenti e sfottò erano stati percepiti nettamente anche con in più un effetto di eco proprio di quel posto .( Qui una scusa postuma per Elia ci sta bene) Convenimmo che era necessario andare a piantare la tenda più lontano. Fortuna, perché ci accorgemmo di aver dormito sopra a un deposito di bombe a mano che al tempo dei partigiani gli Alleati lanciarono clandestinamente sul Pratone di Monte Gennaro. Avvertimmo subito, attraverso i carbonari che passavano giornalmente con le loro carovane di muli, i carabinieri di Marcellina, che intervennero immediatamente, decidendo, dopo qualche esitazione, o di far brillare il mucchio di bombe accendendo un falò sopra di esse. L’esplosione contemporanea, per simpatia, di tutte le bombe provocò l’incendio del bosco. Gran panico e, subito, una catena umana, dal fontanile al bosco, organizzato e diretto da Elia, fatta con secchi, pentole e tegami che passavano di mano in mano; mobilitò anche i suoi nipotini. A fatica riuscimmo, dopo ore, nello spegnimento.
Altri ringraziamenti andrebbero a Elia per la sua vivace presenza nella Comitiva, nella preparazione dei carri allegorici per il Carnevalone, nelle ciummacate. Lei e Osvaldo erano sempre presenze importanti. Poi i BOOM dei primi anni ’60 cominciò a disperderci per il mondo … Ci rincontrammo dopo diversi anni, ormai, con famiglia e figli, ma l’amicizia continuò.
Infine, c’è un doveroso e sentito ricambio al suo ringraziamento ai compagni dell’UPE. Elia è stata tra le più convinte fautrici del rilancio dell’UPE, dopo le difficoltà sorte dopo la scomparsa di Antonio Martinoia. Lei e Carolina mi spinsero a impegnarmi a candidarmi per la presidenza. Io, lusingato dalla loro proposta, accettai e così ho fatto il presidente per 13 anni e spero che non aver deluso le loro e le altrui aspettative. Un mio scusa glielo devo per la delusione che mi ha manifestato per non essermi ricandidato e ancor di più, per me, per non aver fatto in tempo a riconoscerle il meritato ruolo di socio onorario.
Grazie, infine, a Elia per averci, per sua espressa ultima volontà, riunito in un momento “conviviale” , che può sembrare una sua stravaganza, ma che in realtà è una sua risposta, molto forte e saggia, alla carenza della nostra Comunità cittadina, che come ebbi a sottolineare già in occasione della scomparsa di un’altra nostra grande figura di donna emancipata che fu Carolina Zancolla… Non siamo riusciti, pur in un contesto progressista di lunga data, a dotarci di un luogo dignitoso laico per rendere l’estremo saluto e omaggio ai nostri concittadini che morendo non hanno maturato in vita un credo religioso. Grazie di tutto Elia! Enrico
Monterotondo 12.03.2017 "
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